Ole Kirk è un uomo piuttosto determinato. Nella sua carriera da imprenditore ha superato molti momenti difficili: la sua fabbrica è andata in fumo, nel senso che è stata distrutta dalle fiamme, per ben due volte; ha dovuto fare i conti con la Grande Depressione del ’29 e con l’invasione tedesca della Danimarca nel 1940. Eppure, nonostante tutte queste difficoltà, ha sempre creduto nel suo progetto: realizzare giocattoli. Ma non giocattoli qualsiasi, prodotti di qualità che stimolino la creatività e l’immaginazione dei bambini. Sceglie un nome per la sua azienda che suona tanto come uno slogan: infatti in italiano significa “gioca bene” e in danese, la sua lingua madre, si dice “Leg Godt”. Lo abbrevia in LEGO cambiando per sempre il mondo dei giocattoli. Questa è la storia di Ole Kirk Christiansen il padre dei mattoncini più famosi al mondo.
Benvenuti a tutti, sono Stefano Frau e questo è In cerca di Storie, il podcast che va alla ricerca di storie o personaggi dimenticati o poco conosciuti.
Fin da bambino sono stato e lo sono tuttora un appassionato del mondo dei Lego. Qualche mese fa ho visitato quella che potrebbe definirsi la Mecca dei fan Lego, ossia la Lego House di Billund in Danimarca. Si sviluppa su diversi piani e tra aree giochi ed esposizioni c’è un museo, nel seminterrato, dove potete ripercorrere la storia dell’azienda danese. Ed è proprio visitando il museo che ho scoperto la straordinaria storia del suo fondatore. Una storia di determinazione, genio imprenditoriale e lungimiranza.
Ole Kirk Christiansen nasce il 7 aprile 1891 in una piccola comunità non lontana da Billund, in Danimarca. Famiglia di umili origini, ha ben 12 fratelli. Fin da bambino deve aiutare la sua famiglia economicamente e lo fa lavorando come pastore e aiuto falegname nelle botteghe del paese con suo fratello Kresten. Quest’esperienza nel mondo della falegnameria è fondamentale per la sua carriera imprenditoriale. Si specializza nel mondo della carpenteria a tal punto da renderlo il suo lavoro.
In piena Prima guerra mondiale, all’età di 24 anni, compra nel 1916 per 10.000 corone danesi l’azienda di falegnameria di Billund. Nello stesso anno si sposa con Kristine Sørensen ed ha quattro figli: Johannes, Karl Georg, Godtfred e Gerhardt.
La falegnameria produce porte, finestre, mobili da cucina, bare, ma soprattutto attrezzi e carrozzeria per i lavoratori agricoli. Billund è una piccola comunità e l’economia si basa prevalentemente sull’agricoltura. Ole Kirk punta in grande e progetta e costruisce anche case, edifici agricoli e perfino una chiesa. Non sempre i profitti sono alti, ma a lui non interessa. Spinto dalla sua fede cristiana, vuol solo prendersi cura di ciò che ha ricevuto dal Signore nel miglior modo possibile.
Sembra andare tutto bene nella sua vita. La sua attività va a gonfie vele. Ma se ho detto “sembra” vuol dire che in realtà qualcosa va storto. E quel qualcosa accade il 27 aprile 1924. È domenica, Ole Kirk e sua moglie si concedono un pisolino pomeridiano. Due dei loro figli sono nel laboratorio della falegnameria che è accanto alla loro casa. Per gioco provano ad accendere un fuoco nella stufa della colla. Per errore però danno fuoco ad alcuni trucioli. L’incendio divampa inghiottendo tutto. Per fortuna nessun ferito ma sia l’azienda che la casa finiscono in cenere.
Ole Kirk non si perde d’animo. Fa costruire la sua nuova casa affidando il progetto ad un architetto. Una casa che è possibile vedere ancora oggi e che, in linea con la filosofia dell’azienda, è diventata anche un Lego set dal nome appunto: Ole Kirk’s House. La sua ossessione per la qualità si riflette anche nella progettazione di quest’abitazione. I dettagli finemente rifiniti, i due leoni all’ingresso e il marciapiede in cemento, a quel tempo l’unico di Billund, la rendono un gioiello architettonico.
Una volta lasciatosi alle spalle l’incendio, deve fare nuovamente i conti con un problema: questa volta ben più grande. Il 29 ottobre 1929 passerà alla storia come il “martedì nero”. Dopo alcune avvisaglie nei giorni precedenti, la borsa di New York crolla definitivamente. La Grande Depressione è solo agli inizi e si allarga a macchia d’olio in tutto il mondo. Anche la Danimarca, anche la piccola comunità di Billund, non può sfuggirle.
Tra le misure adottate da Stati Uniti d’America e Regno Unito c’è la riduzione delle importazioni. Tra queste, burro e pancetta, proprio i due prodotti principali esportati dalla Danimarca. Le comunità agricole danesi non possono reggere l’urto. Le fattorie vengono abbandonate e Ole Kirk perde i suoi clienti più importanti. Nel 1931 è costretto a licenziare anche l’ultimo operaio.
La sua grandezza sta proprio nel trovare sempre una via d’uscita. Nel trasformare un problema in una opportunità. Decide di diversificare i prodotti della sua azienda e focalizzarsi su quelli che si vendono più facilmente come assi da stiro, scale a pioli e perché no, giocattoli.
Nel 1935 prova ad azzardare ancora di più. Basta con mobili, attrezzi, edifici, punta tutto sui giocattoli. Chiede alla sua famiglia un prestito di 3000 corone danesi per riconvertire l’azienda ma l’idea non viene accolta bene. Avete presente la scena di Ritorno al Futuro, quando Marty Mcfly dice: “Penso che ancora non siete pronti per questa musica, ma ai vostri figli piacerà”? Ecco, dobbiamo immaginare lo stesso per Ole Kirk e la sua bizzarra, almeno per la famiglia, idea di produrre giocattoli.
Quando decide di trasformare radicalmente la sua azienda si accorge di un piccolo dettaglio non da poco. La sua azienda, da quando la comprò nel lontano 1916, porta ancora il suo nome originale. In italiano suona come “fabbrica di lavorazione del legno di Billund”. Un nome che non si addice al suo nuovo progetto. Indice così un concorso tra i suoi dipendenti per scegliere un nome nuovo.
Indovinate chi lo vincerà? Sì, proprio lui. Gioca con le parole “Leg Godt” che, come abbiamo sentito in apertura, significano “giocare bene” e conia il nome “LEGO”. Il nome viene ufficialmente utilizzato per la prima volta nel 1936. Il suo obiettivo è chiaro: produrre solo giocattoli di qualità.
I primi giocattoli non sono ancora le mini figures gialle o i mattoncini che tutti noi conosciamo. I giocattoli inizialmente sono in legno. Tra i primi prodotti nel 1935 il più famoso è sicuramente l’anatra su ruote. Disegnata da Ole Kirk in persona, è il fiore all’occhiello dell’azienda. Rimarrà in produzione fino al 1960. L’anno scorso è diventata anche un oggetto da collezione. Ricordo ancora la fila chilometrica alla Lego House per accaparrarsene una.
Se avete notato, nella storia della Lego e del suo fondatore, ritroviamo spesso la parola qualità. Il motto coniato da Ole Kirk è “solo il meglio è buono abbastanza”. I bambini meritano il meglio e proprio quell’anatra ne è la dimostrazione. C’è infatti un aneddoto raccontato dal figlio Godtfred che dipinge perfettamente la filosofia paterna per i suoi giocattoli.
Un giorno Godtfred doveva consegnare due scatole con all’interno le anatre giocattolo. Durante la loro fabbricazione dava loro tre passate di vernice trasparente. Quel giorno decide di darne solo due. Una volta in ufficio, disse al padre di aver fatto risparmiare l’azienda. Ole Kirk non capì e chiese il perché. Godtfred, tutto orgoglioso della sua trovata, gli disse che invece delle solite tre passate di vernice ne diede solo due risparmiando così tempo e vernice. Ole Kirk andò su tutte le furie invitando il figlio a tornare dai suoi clienti e a dare la restante passata di vernice. La qualità prima di tutto.
Come diceva Freak Antoni, fondatore degli Skiantos, “La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”. Sembra proprio il caso di Ole Kirk e la sua serie infinita di sfortunati eventi. Durante la notte del 20 marzo 1942 un altro incendio distrugge la sua fabbrica. Per fortuna questa volta la sua casa è salva, ma i danni sono ingenti. La fabbrica è letteralmente in cenere e l’assicurazione non può coprire tutte le spese per le perdite e per ripartire. Ole Kirk oscilla tra la disperazione e la cieca fede in Dio. Inizialmente decide di non ricostruire la fabbrica ma in seguito, diremmo noi per fortuna, cambia idea. Resta a Billund e grazie ad un prestito da parte della Vejle Bank può ripartire. Non è costretto a licenziare i suoi 15 dipendenti ed entro la fine dell’anno riesce miracolosamente a ripartire con una nuova fabbrica e ad ampliare perfino il suo organico a 40 dipendenti. La tenacia, una qualità fondamentale per perseguire i propri obiettivi. Ole Kirk ne è un esempio perfetto.
Studiando la sua storia ho scoperto un’altra particolarità di questo genio danese: l’essere un visionario. Ole Kirk è un uomo sempre pronto a sperimentare ed introdurre nuove tecnologie per migliorare i suoi prodotti. Ci sono ben due attrezzature che stravolgono il suo lavoro. La prima è una fresatrice per legno che acquista in Germania negli anni Trenta. Parliamo di un mezzo costosissimo per l’epoca: 3.000 corone danesi. Per capirci, una casa in quegli anni costava tra le 4 e le 5.000 corone danesi. Un terzo del profitto totale dell’azienda viene investito in quella fresatrice che si rivelerà un acquisto azzeccato. Infatti, grazie ad essa, migliora la produttività ma soprattutto la qualità dei giocattoli in legno. Si possono creare giocattoli dai bordi arrotondati, così da renderli più sicuri per i bambini. La stessa anatra deve la sua forma caratteristica proprio all’introduzione della fresatrice.
La Lego dal 1932 al 1947 produce solo giocattoli in legno. Dal 1947 affianca a questi i giocattoli in plastica per poi concentrarsi su di essi dal 1960. Proprio nel ’47 l’azienda introduce il secondo macchinario rivoluzionario e al tempo stesso costoso: una macchina per lo stampaggio a iniezione di materie plastiche. Ancora una volta dettato dai tempi e dalla difficoltà nel reperire il legno, Ole Kirk si concentra su questo nuovo materiale che sta prendendo sempre più piede nelle case dei danesi e di tutto il mondo. Dopo una fase di rodaggio, nel 1949 la Lego dà alla luce un prodotto che porta il nome di “Automatic Binding Bricks”, più semplicemente i mattoncini che ancora oggi tutti noi conosciamo. Il nome inglese è un tributo agli alleati che hanno liberato l’Europa durante la Seconda guerra mondiale.
I mattoncini non divengono però il giocattolo di plastica più venduto. Il primo prodotto in plastica a detenere questo primato è il trattore Ferguson nel 1961. Ma a proposito dei mattoncini ho scoperto una curiosità. L’idea di creare dei mattoncini in grado incastrarsi non è da attribuire alla Lego. Nel secondo dopoguerra la Kiddicraft, la fabbrica di giocattoli del britannico Harry Fisher Page, è la prima a realizzare i mattoncini. La Lego non fece altro che fiutare il grande potenziale di quel prodotto, cambiarlo un po’ e immetterlo nel mercato con il suo nome. Sul sito della Lego, nella sezione dedicata alla sua storia, l’azienda danese cita l’invenzione di Fisher Page sostenendo che Ole Kirk gli chiese se fosse contrario alla commercializzazione di quel prodotto. Secondo la Lego, la Kiddicraft non ebbe alcuna obiezione e non si oppose. A posteriori sappiamo come andò a finire. Nel 1981, la LEGO Group acquista i diritti sui mattoncini e sul marchio Kiddicraft dai discendenti di Fisher Page. I mattoncini sono diventati il tratto distintivo della Lego fatturando miliardi. Fisher Page si suicidò nel 1957, prima di vedere i suoi mattoncini esportati dalla Lego proprio in Gran Bretagna.
I giocattoli in legno erano destinati solo al mercato danese, ma negli anni 50’ l’azienda si espande in Europa occidentale e lo fa proprio con i mattoncini. Nel 1956 apre la prima filiale in Germania. Gli anni 50’ rappresentano anche il momento per il passaggio del testimone in azienda. L’11 marzo del 1958, a 66 anni, Ole Kirk muore per un arresto cardiaco. Suo figlio Godtfred prende il timone dell’azienda che condurrà fino al 1995. Strano ma vero, anche lui dovrà far fronte ad un altro incendio. Il 4 febbraio 1960 parte della fabbrica di falegnameria dell’azienda viene distrutta dalle fiamme. Come suo padre, Godtfred non si perde d’animo e riparte facendo una scelta che cambierà per sempre la storia della Lego: abbandonare i giocattoli in legno e puntare solo su quelli in plastica, trasformando così l’azienda in quel colosso del mondo dei giocattoli che tuttora conosciamo.
Si conclude qui la storia di quest’oggi. Prima di salutarvi, vi ricordo che sul sito www.incercadistorie.com trovate le foto che ho scattato alla Lego House, inoltre sul sito e su Instagram e YouTube pubblicherò un reel girato proprio all’interno della Lego House.
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