Il dottor Ignaz vuol capire e fermare la morte di tutte quelle madri ricoverate nel reparto di ostetricia dell’ospedale di Vienna. Non sa che di lì a poco scoprirà qualcosa in grado di cambiare per sempre la medicina e salvare milioni di vite: l’importanza di lavarsi bene le mani. Questa è la storia di Ignaz Semmelweis, il “salvatore delle madri”.
Benvenuti a tutti, sono Stefano Frau e questo è In cerca di Storie, il podcast che va alla ricerca di storie o personaggi dimenticati o poco conosciuti.
Lavarsi bene le mani. Quante volte abbiamo sentito ripetere queste parole. Tv, giornali, social, tutti a spiegarci come lavare le mani. Sembra una cosa banale eppure negli ultimi anni ne abbiamo riscoperto l’importanza. È stata forse proprio la banalità del gesto a creare qualche problema al suo scopritore.
La storia del dottor Semmelweis non è molto conosciuta. Il suo nome ai più non dirà niente. Nel marzo del 2020, in piena pandemia, Google gli dedicò un doodle, l’animazione temporanea del suo logo sulle home page per commemorare festività, eventi e personaggi storici. Si vede il dottor Semmelweis cronometrare le sei fasi del lavaggio delle mani. Ma come arrivò a questa geniale intuizione?
Di Ignaz Semmelweis sappiamo che nasce a Budapest, in Ungheria, nel 1818. Figlio di un ricco droghiere, cresce in un ambiente frequentato da mercanti di origine tedesca dove frequenta scuole cattoliche. Si iscrive all’Università di Vienna per studiare legge, ma passa a medicina dopo un anno, per fortuna diremmo, laureandosi nel 1844.
La storia della sua scoperta inizia due anni dopo. Il 1° luglio 1846, all’età di 28 anni, è nominato Primo Assistente (l’equivalente di un primario) nel reparto di Ostetricia dell’Ospedale Generale di Vienna. Il reparto è composto da due divisioni. Lui lavorerà nella prima, quella destinata ai medici e agli studenti di medicina. La seconda invece è assegnata alle ostetriche.
Gli ospedali, nel XIX secolo, erano molto spesso luoghi di morte più che di cura. Era più sicuro subire un intervento a casa che in ospedale, dove i tassi di mortalità erano da 3 a 5 volte più alti di quelli registrati tra le mura domestiche. Ma farsi curare a domicilio costava molto e non tutti potevano permetterselo. Ecco che gli ospedali, tra infezioni e negligenze, diventavano luoghi pericolosi non solo per i pazienti ma anche per dottori e studenti.
In questo ambiente si muove il dottor Semmelweis. L’ Ospedale Generale di Vienna, infatti, non è da meno. Nel reparto di Ostetricia gestito da medici e studenti di medicina, tra il 13 e il 18% delle nuove madri moriva di una misteriosa malattia nota come “febbre del parto” o “febbre puerperale”. In un’epoca dove i chirurghi consideravano il pus come un fattore naturale del processo di guarigione, questi dati non allarmavano. Le origini delle infezioni non erano ancora chiare e i medici, spesso, facevano fatica a scrollarsi di dosso le antiche credenze medievali. L’origine delle malattie infettive era spiegata ancora con la teoria degli umori e dei miasmi. Invisibili particelle velenose che si spostavano nell’aria ed attaccavano l’uomo.
Nell’Ospedale di Vienna però c’è un dato che sorprende Semmelweis. Se nel reparto gestito da medici e studenti i tassi di mortalità sono alti, in quello gestito dalle ostetriche non è così. La percentuale della prima divisione era il triplo della seconda. C’era qualcosa nel reparto delle ostetriche che bloccava l’insorgere della febbre puerperale.
Semmelweis, attraverso delle autopsie, studia in modo meticoloso i corpi delle madri decedute e gli effetti della febbre. La soluzione arriva in modo casuale.
Nel marzo 1847 è di ritorno da una vacanza a Venezia. È sconvolto dalla notizia della morte del suo amico Jakob. Il professor Jakob era un patologo forense ed era morto di sepsi dopo che un suo studente gli tagliò accidentalmente un dito durante un’autopsia. Semmelweis chiede di poter studiare anche il corpo del suo amico e scopre alcune analogie con quanto visto sui corpi delle madri morte a causa della febbre puerperale. Per lui non ci sono dubbi: c’è qualcosa che lega entrambe le morti. Decide di analizzare e studiare i due reparti. Si accorge di un piccolo ma fondamentale dettaglio. Nella prima divisione, i medici e gli studenti fanno nascere i bambini dopo aver effettuato operazioni o autopsie, mentre nel secondo le ostetriche non sono coinvolte nelle operazioni chirurgiche. Per Semmelweis sono i medici stessi che, non lavandosi le mani, portano in reparto quel qualcosa che provoca la febbre puerperale.
Le scoperte di Pasteur sono ancora lontane, ma la sua intuizione è geniale. Nel maggio 1847 ordina a medici e studenti di disinfettarsi le mani con una soluzione di cloro. Con questa procedura i tassi di mortalità nella prima divisione scendono dal 18,27% all’1,27% e nel marzo e nell’agosto del 1848 nessuna donna muore di parto nella sua divisione.
In un mondo normale e perfetto, il dottor Semmelweis diventerebbe l’eroe del momento. Medici e accademici userebbero il suo metodo trasformando radicalmente gli ospedali. Invece, come già abbiamo scoperto per altre storie raccontate in questo podcast, all’eroe non viene mai riconosciuto il giusto merito.
Il suo metodo viene definito fin da subito banale. Nonostante gli effetti siano sotto gli occhi di tutti, il mondo della medicina rimane scettico sulla sua reale efficacia. In aggiunta, considerare i medici come la causa della febbre puerperale vorrebbe dire screditare la categoria, soprattutto se messa a confronto con le ostetriche che non avevano la stessa preparazione dei medici.
Nel 1849 viene perfino licenziato. La comunità accademica fa muro e rifiuta le sue candidature per la cattedra di ostetricia. Nel 1850 trova lavoro presso l’ospedale di Pest. In sei anni applica ancora il suo metodo riducendo il tasso di mortalità allo 0,85%, mentre a Praga e Vienna il tasso oscillava tra il 10% e il 15%.
La comunità ungherese appoggia i suoi metodi mentre Vienna continua ad essergli ostile. Nel 1861 pubblica la sua opera principale sulla febbre puerperale. Neanche questo cambia la sua posizione. La comunità accademica è riluttante a credere nei suoi metodi. Medici e scienziati lo ignorano o definiscono la sua teoria puro vaneggiamento.
Inizia così un periodo difficile della sua vita dove si ritrova spesso a scontrarsi con i suoi colleghi. I toni delle sue lettere diventano polemici e minacciosi. Nel 1865 il triste epilogo: viene internato in manicomio.
Tutto quello che accade dal 1865 in poi è ancora avvolto nel mistero. Diverse teorie provano a ricostruire il prima e dopo del suo internamento. In una lettera del 29 luglio 1865 scritta dal professore di chirurgia dell’Università di Pest Janos Balassa, il dottor Semmelweis viene descritto come mentalmente instabile e non più in grado di lavorare. L’unica soluzione è l’internamento in un manicomio di Vienna. La lettera è firmata anche dal dottor Wagner e dal dottor Bokai, quest’ultimo, un pediatra, l’unico dei tre ad aver visitato personalmente Semmelweis. Non solo Wagner e Balassa non lo avevano visitato prima di firmare l’ordine per il suo internamento, ma il professor Balassa si era da sempre schierato contro il suo metodo di disinfezione. A rendere il tutto ancora più inusuale, il fatto che nessuno psichiatra o specialista visitò Semmelweis.
Ma le stranezze non finiscono qui. Semmelweis era diretto verso un centro termale nel sud della Germania per un trattamento. Il suo viaggio però viene stravolto una volta giunto alla stazione di Vienna. Qui viene condotto a sua insaputa non nel manicomio menzionato nella lettera, ma in uno pubblico. Non uno dei migliori a Vienna, soprattutto considerando la caratura del paziente. Viene ammesso senza nessuna visita. Questo alimenta altri dubbi circa la sua reale condizione di malato mentale.
Una volta dentro, Semmelweis prova a scappare ma ben sei guardie lo bloccano, gli mettono la camicia di forza e lo rinchiudono in una cella al buio.
Circa la sua permanenza in manicomio c’è un documento redatto da più persone che lavoravano all’interno della struttura. Un rapporto pieno di errori e incongruenze, dove le informazioni sono spesso distorte o ritrattate. Contiene il resoconto di soli nove giorni, e non dei quindici totali. Nessuna notizia su chi lo esaminò, accettò nella struttura o fu responsabile del suo caso. Ci sono poi inquietanti dettagli sulle sue condizioni di salute riportati con non curanza. Il 4 agosto, ad esempio, leggiamo nel rapporto di alcune piaghe sulle cosce che erano presenti già da giorni. Se scorriamo però le pagine del rapporto e leggiamo cosa accadde prima di quel 4 agosto, non c’è nessuna traccia di queste piaghe.
Viene descritto spesso in stato confusionale, delirante ed aggressivo. Sulla sua morte sappiamo che avviene la sera del 13 agosto 1865. Anche qui le notizie e le informazioni lasciano parecchi dubbi. Semmelweis era cattolico, ma secondo il rapporto nessun prete fu chiamato per dargli l’estrema unzione. Morì molto probabilmente di sepsi. Alcune teorie sostengono che ad infettarsi fu una vecchia ferita alla mano che si procurò durante un’operazione. Secondo altre, l’autopsia a cui fu sottoposto il suo corpo evidenziò diverse lesioni interne e ferite che si infettarono. Segni dei pestaggi in manicomio da parte delle guardie. Sembra uno strano scherzo del destino, dove il medico che si batte per combattere e prevenire le infezioni, muore proprio di sepsi.
Eroe o martire? La sua figura sarà rivalutata, per fortuna, anche da alcuni insigni colleghi tra cui Joseph Lister, il padre dell’antisepsi moderna, colui che cambierà per sempre il mondo della chirurgia. Semmelweis è stato un precursore. Prima ancora delle scoperte di Pasteur, aveva messo il mondo della medicina sulla buona strada. Ancora oggi viene soprannominato “il salvatore delle madri”. Grazie alla sua intuizione abbiamo imparato che un gesto semplice e banale come lavarsi le mani può salvare delle vite. Allora come oggi.
Siamo giunti al termine di quest’episodio, vi ringrazio per l’ascolto. Sulla storia di Ignaz Semmelweis ci sono diversi libri. Sul sito incercadistorie.com, oltre alla trascrizione dell’episodio, trovate anche le fonti consultate.
Se siete interessati al tema della chirurgia nel XIX vi consiglio il libro dal titolo “L’arte del macello. Come Joseph Lister cambiò il mondo raccapricciante della medicina vittoriana” scritto da Lindsey Fitzharris. Nel libro si parla ovviamente anche di Semmelweis e della sua fondamentale scoperta.
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Libri e fonti per questo podcast
- “L’arte del macello. Come Joseph Lister cambiò il mondo raccapricciante della medicina vittoriana” di Lindsey Fitzharris e tradotto da Roberto Serrai – Bompiani
- “Chi era Ignaz Semmelweis” – Focus
- “The man who discovered that unwashed hands could kill — and was ridiculed for it” di Meagan Flynn – The Washington Post
- “Ignaz Semmelweis” di Imre Zoltán – Encyclopaedia Britannica
- “Ignaz Semmelweis and the birth of infection control” di M Best e D Neuhauser – BMJ Journals
- Kadar N, Romero R, Papp Z. Ignaz Semmelweis: the “Savior of Mothers”: On the 200th anniversary of his birth. Am J Obstet Gynecol. 2018;219(6):519-522. doi:10.1016/j.ajog.2018.10.036
- CARTER, K. C., ABBOTT, S., & SIEBACH, J. L. (1995). Five Documents Relating to the Final Illness and Death of Ignaz Semmelweis. Bulletin of the History of Medicine, 69(2), 255–270. http://www.jstor.org/stable/44444549