Ep. 20 / Edison e l’invenzione della sedia elettrica

C’è un inventore, un imprenditore (che è anche inventore ma ha capito che il mondo degli affari è più redditizio) e un criminale. Raccontata così, sembrerebbe l’inizio di una barzelletta. Macabra. Visto che parliamo di un criminale. Ma in questa storia, purtroppo, non c’è nulla da ridere. Perché è una storia dove si intrecciano interessi personali; invenzioni; soldi; dove i protagonisti sono disposti a tutto pur di battere la concorrenza. Una spietata competizione senza esclusione di colpi.

Benvenuti a tutti, sono Stefano Frau e questo è In cerca di Storie, il podcast che va alla ricerca di storie o personaggi dimenticati o poco conosciuti.

Il primo personaggio della nostra storia è Thomas Alva Edison. Sì, quel Edison, l’inventore della lampadina, del kinetoscopio e del fonografo, solo per citare alcune delle sue invenzioni. Tra queste ce n’è una che difficilmente immagineremmo associata al suo nome: la sedia elettrica.

Siamo negli anni 80 del 1800 ed Edison riesce finalmente a commercializzare la lampadina elettrica a incandescenza. Batte sul tempo altri inventori, tra cui l’italiano Alessandro Cruto, che avevano lavorato anni per creare lo stesso prodotto. Una volta inventata la lampadina, Edison ha bisogno di una rete elettrica. Ecco che nel 1882 brevetta il primo sistema di distribuzione dell’energia elettrica. La Pearl Street Station, la prima centrale elettrica commerciale degli Stati Uniti, è in grado di illuminare un isolato di Manhattan. Siamo ancora agli albori, ma in un paese illuminato da lampade ad olio e gas, è una rivoluzione.

Questi anni non sono però solo anni di grandi invenzioni. Edison è infatti in prima linea a combattere una guerra particolare: la “guerra delle correnti”.

Per alimentare la sue rete elettrica, sceglie di utilizzare la corrente continua, per intenderci quella che utilizziamo ancora oggi con pile e batterie. Un tipo di corrente ritenuta molto sicura per l’uomo per via della bassa tensione, circa 110 volt. Questa sua particolarità rappresentava anche un problema. Perché inviare elettricità a lunga distanza, con una tensione così bassa, era molto costoso. Affinché la sua rete funzionasse, occorreva avere diverse centrali poste nelle vicinanze degli utenti. Il tutto nel bel mezzo della città.

Ecco che sulla scena compare il secondo personaggio della nostra storia, nonché il rivale di Edison in quella “guerra delle correnti”: George Westinghouse.

Westinghouse, chi era costui? Una volta assiste di persona ad un incidente frontale fra due treni. Si cervella per trovare un modo per evitare tali tragedie. Ci riesce inventando i freni pneumatici per i treni. Questa invenzione lo rende famoso in tutto il paese. Ma è anche conosciuto per il suo fiuto per gli affari. Ha capito che la distribuzione elettrica è un’ottima occasione per far soldi. Decide però di utilizzare non la corrente continua come Edison, bensì la corrente alternata. Un’intuizione geniale perché questo sistema si rivela molto più redditizio. Sfruttando l’invenzione del trasformatore, la sua rete è in grado di trasportare l’energia elettrica a lunghe distanze con meno dispersione e costi contenuti. Nel 1887 Edison aveva già costruito 121 centrali a corrente continua; Westinghouse ne aveva 68 a corrente alternata. A conti fatti, quest’ultima era la migliore sul piano costi/benefici.

Ed è allora, in piena guerra, che Edison si gioca tutte le carte possibili per battere il suo rivale. Una competizione senza esclusione di colpi, lo abbiamo detto. Vale tutto pur di vincere. Prova dapprima a citarlo in giudizio per avergli rubato alcuni brevetti, ma senza successo. Finché un giorno non viene contattato da un dentista di Buffalo, nello stato di New York.

Questo dentista si chiama Alfred Southwick. In quel periodo una commissione di New York sta cercando delle alternative alla fucilazione e all’impiccagione. Per caso il dottor Southwick viene a conoscenza della morte singolare di George Smith. Smith licenziato dalla compagnia per la quale lavorava, la Brush Electric Light, decide un bel giorno di sabotare una centralina elettrica per vendetta. Gli va male, muore folgorato, ma è proprio quel suo modo di morire fulminato che convince Southwick, il dentista di Buffalo, che una scarica elettrica possa essere il metodo ideale per indurre una morte rapida ed indolore ai condannati a morte.

E chi ha più esperienza in materia di elettricità se non Edison? Dopo alcuni testi sugli animali, l’8 novembre 1887 invia una lettera ad Edison chiedendogli quale sia il metodo migliore per uccidere un uomo con elettrocuzione. Edison, che aveva sempre rifiutato di offrire le sue invenzioni per scopi bellici, sostiene di essere contro la pena capitale e decide di non aiutare Southwick. Ma lui non demorde. Aspetta un po’ di tempo e invia una nuova lettera. Stessa richiesta. Qual è il metodo migliore per uccidere un uomo con elettrocuzione. Questa volta la risposta dell’inventore è diversa.

Siamo in piena “guerra delle correnti”, le centrali di Westinghouse stanno proliferando, ed Edison ha un’intuizione. Risponde dicendo che il modo migliore sarebbe utilizzare una dinamo che impiega corrente alternata. Guarda caso, negli Stati Uniti, questo tipo di dinamo viene venduto proprio da Westinghouse. Secondo l’inventore, una scarica di 1000 volt ucciderebbe un uomo senza farlo soffrire.

La risposta di Edison è tanto geniale quanto crudele. Dimostrare che la corrente alternata di Westinghouse è così pericolosa, tanto da uccidere un uomo in pochi secondi, vorrebbe dire influenzare il mercato. Tutti, infatti, spaventati sceglierebbero inevitabilmente la sua di corrente, continua, ma pur sempre innocua per l’uomo.  

Edison si ritrova così a sostenere il progetto di Southwick. L’idea è quella di sostituire l’impiccagione, molto diffusa a quel tempo, con la sedia elettrica. Non solo occorre brevettarla, ma occorrono anche dei test che dimostrino la sua reale efficacia. A farne le spese, purtroppo, sono sempre gli animali. In uno dei test, al quale partecipa anche la stampa, Edison uccide con elettrocuzione un cavallo. Un esemplare di 500 kg che crolla al suolo esanime in pochi istanti. Per la stampa non ci sono dubbi. La sedia elettrica è il metodo più umano, se così si può definire, da utilizzare per le condanne a morte.

Il 4 giugno 1888 il governatore David B. Hill firma la legge. A partire dal primo gennaio del 1889, i condannati a morte dello stato di New York saranno giustiziati con la sedia elettrica. Southwick è al settimo cielo. Dirà: “Da oggi viviamo in una civiltà più evoluta”.

È così che fa il suo esordio nella nostra storia, il terzo personaggio: William Kemmler. Il 29 marzo 1889, nel suo umile appartamento, alterato dall’alcool, William colpisce ben 25 volte la sua compagna Matilda Ziegler. A causa di questo crimine tanto efferato, nel maggio dello stesso anno viene condannato a morte per omicidio. Sarà il primo detenuto della storia ad essere giustiziato con la sedia elettrica.

La notizia della condanna crea molto scalpore. La difesa sostiene che la sedia elettrica sia un modo barbaro e crudele, perfino peggiore dell’impiccagione o della fucilazione. Westinghouse si sente chiamato in causa. Non vuole che il suo nome venga associato alla sedia elettrica. Si schiera apertamente contro l’utilizzo dell’elettrocuzione e sostiene, sembra, con 100.000 $ la difesa di Kemmler.

Il 23 maggio 1890, la Corte Suprema degli Stati Uniti respinge qualsiasi ricorso e conferma la condanna prevista per il 6 agosto ad Auburn.

Nonostante fosse stato richiesto espressamente di non fornire i dettagli alla stampa e di mantenere segreti la data e il luogo dell’esecuzione, la mattina di quel 6 agosto, ad Auburn, fuori dal penitenziario, si raduna una folla numerosa. Seppur macabro, è pur sempre un evento.

Kemmler, una volta rasatogli i capelli, viene condotto nella sala per l’esecuzione. Ad assistere ci sono venti testimoni. Leggendo i resoconti del tempo, scopriamo che Kemmler è la persona più calma in quella stanza. Riesce anche a consegnare una dichiarazione: “Signori, auguro a tutti voi buona fortuna. Credo che andrò in un posto migliore. I giornali hanno scritto un sacco di cose che in realtà non sono così. Questo è tutto quello che ho da dire”. Agli addetti che lo stanno legando dice: “Fate con calma e fatelo bene. Non ho alcuna fretta”.

Sembra una scena tratta dal film “Il miglio verde” con Tom Hanks. Anche lì i condannati sono destinati alla sedia elettrica. Ma questa è la realtà. Gli addetti gli tagliano parte della veste per posizionare meglio gli elettrodi a contatto con la pelle. Completato il tutto, alle 6.43 il direttore del penitenziario saluta per l’ultima volta il condannato con un laconico: “Arrivederci, William”. Ordina al boia di azionare il generatore. 17 secondi. Tanto basta per ucciderlo. I medici si avvicinano constatandone la morte. Anzi no. Colpo di scena. Kemmler è ancora vivo. I testimoni, inorriditi, si accorgono che il suo cuore e i suoi polmoni sono tornati a funzionare. Non è cosciente ma respira in modo affannoso. Qualcuno grida: “Great God, he is alive!” (“Santo cielo, è vivo!”). Nella sala scoppia il caos. A tutti gli effetti quella condanna sta per trasformarsi in un fiasco tremendo. Un fiasco macabro per giunta. Cosa dirà la stampa?

Si decide allora di procedere con una seconda scarica. Questa volta sembra che durò almeno 4 minuti, anche se alcuni testimoni dicono solo un minuto e mezzo. Alle 6.51, dopo che Kemmler era rimasto 8 minuti su quella sedia dalla prima scossa, viene dichiarato ufficialmente morto. Nella stanza dell’esecuzione c’è un gran silenzio e un terribile fetore di carne bruciata.

Tre ore dopo il corpo di Kemmler viene sezionato durante l’autopsia. I medici confermano che durante la seconda esecuzione, il condannato fosse incosciente. L’errore non era da imputare al metodo, bensì alla macchina utilizzata.

L’esecuzione suscita inevitabilmente delle polemiche. La sedia elettrica era stata presentata da Edison come un metodo veloce ed indolore. Ma la realtà aveva dimostrato il contrario. Westinghouse, che suo malgrado vedeva il suo nome associato a quella morte, dice: “Un evento brutale. Avrebbero fatto meglio con un’ascia”. La stampa non è da meno. Per il New York Times quella esecuzione è stata una “vergogna per la civiltà”. Per il New York Herald si trattava di “tortura”. In molti pensano che quella sarà la prima e ultima volta per la sedia elettrica. Come ben sappiamo non fu così.

Nello stato di New York le condanne alla sedia elettrica ripresero il 7 luglio 1891, questa volta nella prigione di Sing Sing.

Robert Greene Elliott è passato alla storia come il boia della sedia elettrica dello stato di New York. All’attivo 400 condanne, tra cui anche quella di Sacco e Vanzetti. Era lui ad azionare il generatore. Nel suo libro dal titolo “Agente di morte: memorie di un boia” scrive: “Credo che la pena capitale non abbia alcuno scopo utile e che sia solo una forma di vendetta. Spero che non sia lontano il giorno in cui la condanna a morte diverrà fuorilegge in tutti gli Stati Uniti”. Il libro di Elliot è del 1940. Ad oggi sappiamo che la condanna a morte è ancora in vigore negli Stati Uniti d’America. La sedia elettrica non è stata bandita da tutti gli stati.

Si conclude così la storia di un inventore, un imprenditore e un assassino. Che detta così sembrerebbe l’inizio di una barzelletta. Ma come abbiamo sentito, in questa storia, purtroppo, non c’è nulla da ridere.

Siamo giunti al termine della nostra storia. Vi ringrazio per l’ascolto. Sul sito http://www.incercadistorie.com, oltre alla trascrizione dell’episodio, vi lascio le fonti consultate. Sulla “guerra delle correnti” vi consiglio il film del 2017 “Edison — L’uomo che illuminò il mondo”, con Edison interpretato dall’impeccabile Benedict Cumberbatch, per intenderci il Dottor Strange per gli amanti Marvel o Alan Turing nel film “The imitation game”.

Se vi è piaciuta questa storia, vi invito a condividere il podcast, a lasciare un commento o una recensione. Iscrivetevi al canale per non perdere i nuovi episodi. In cerca di storie è sulle maggiori piattaforme di podcast. Non dimenticatevi di seguirmi su Instagram per novità e anticipazioni.    Vi ringrazio per l’attenzione e vi do appuntamento al prossimo episodio. Ciao!

Fonti per questo episodio

  • “Death in the hot seat a century of electrocutions” di John G. Leyden – The Washington Post
  • “Un duello elettrico” di Marco Consoli – Focus storia
  • “First execution by electric chair” – History.com Editors
  • ‘Great God, he is alive!’ The first man executed by electric chair died slower than Thomas Edison expected di Michael S. Rosenwald – The Washington Post
  • “La sedia elettrica ha 125 anni Colpa di un dentista (e di Edison)” – Prima Bergamo

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