Il re polacco Ladislao IV non può credere ai suoi occhi. Il suo cortigiano di fiducia gli ha appena mostrato il disegno di un aeromobile con una forma alquanto singolare. Un drago volante che, a detta del suo ideatore, sarebbe in grado di esaudire uno dei desideri che ossessionano da secoli gli uomini: volare. L’ideatore è una delle menti più brillanti del XVII secolo. Questa è la storia di Tito Livio Burattini, il “Leonardo da Vinci del nord”.
Benvenuti a tutti, sono Stefano Frau e questo è In cerca di Storie, il podcast che va alla ricerca di storie o personaggi dimenticati o poco conosciuti.
Mi sono imbattuto per caso in questa storia. Passeggiavo per il centro di Vilnius quando ho notato una scultura molto particolare. Ve la descrivo. C’è una parola in alto “Metras” che sta per metro. Al centro il volto di un uomo di profilo. In basso un nome: Tito Livio Burattini. Non è da tutti i giorni trovare una scultura dedicata ad un italiano nel pieno centro di una capitale europea. Incuriosito ho cercato il suo nome in rete ed ho scoperto un personaggio straordinario. Ed ora, vi racconto la sua storia.

Burattini nasce ad Agordo, una piccola città di poco più di 4000 anime nella provincia di Belluno. All’epoca, siamo nel 1617, Agordo è sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Viene da una famiglia nobile e agiata e questo gli permette di intraprendere fin da giovane gli studi presso le Università di Padova e Venezia. Decide fin da subito di abbandonare il suo paese natale ma soprattutto l’Italia. La prima esperienza lontano dal Bel Paese è in Egitto.
Trascorre in Egitto 4 anni. Dal 1637 al 1641 si dedica allo studio delle lingue orientali, alla scoperta delle antichità egizie ed esplora la valle del Nilo per studiarne le sue periodiche inondazioni. Per un certo periodo lavora a stretto contatto con il matematico e astronomo inglese John Greaves. Insieme visitano e misurano piramidi, obelischi e monumenti. Tra le piramidi oggetto delle loro misurazioni, anche la Grande Piramide di Giza, la più antica delle sette meraviglie del mondo. Nei taccuini dell’astronomo inglese, diverse pagine sono scritte in italiano. Prova questa della sua collaborazione con Burattini.
Lasciato l’Egitto torna in Europa. Qui dopo una breve parentesi in Germania, si sposta alla corte polacca a Cracovia. È proprio in Polonia che consacrerà il suo genio. A rendere unica la sua figura, la sua capacità di cimentarsi in diversi ruoli. Serve ben quattro re polacchi come architetto, ingegnere, meccanico e diplomatico. La corte polacca è un ambiente stimolante per il suo genio. La regina Maria Luisa di Gonzaga-Nevers è un’appassionata di scienze ed arti nonché una mecenate. Ha invitato a corte diversi scienziati ed artisti europei. In questo clima culturale Burattini, quando non è impegnato in campagne militari o missioni diplomatiche all’estero, si dedica allo studio dell’astronomia e dell’ottica. Costruisce lenti per telescopi e microscopi e durante una delle sue osservazioni insieme a Stanislaw Pudłowski, allievo di Galilei, scopre le macchie di Venere nel 1665.
La corte polacca gli affida incarichi prestigiosi: nominato Regis Poloniae Architectus, architetto reale polacco, dirige diversi lavori di costruzione, tra cui castelli e palazzi reali a Varsavia. Il re polacco gli affida anche la gestione della Zecca di Cracovia. Sappiamo che nel 1659 riceve l’appalto per l’emissione di nuove monete di bronzo su cui si trovano impresse le sue iniziali. Un incarico questo che gli procura non poche grane. È accusato infatti di profitti illeciti e a stento riesce a giustificarsi dinanzi alla corte. Per sua fortuna, la commissione, messa alle strette dalla necessità di pagare le truppe, gli propone di rinnovare il contratto e di coniare la stessa moneta che ormai è conosciuta da tutti come boratynki.
Le vicende di corte e i suoi incarichi per conto dei re polacchi non sono il motivo per cui è passato alla storia. All’inizio dell’episodio vi ho parlato della scultura dedicatagli a Vilnius. Se siete curiosi, trovate la foto sul sito di In cerca di storie. Su quella scultura campeggia, come detto, la parola “metro”. Infatti Burattini è considerato il primo a suggerire la parola metro per un’unità di lunghezza. Nel 1675 pubblica a Vilnius il libro dal titolo “La Misura Universale” dove propone come unità di misura lineare la lunghezza del pendolo battente il minuto secondo. Sceglie il termine “metro” che deriva dal greco “metron”, misura. Alla parola metro affianca anche “cattolico”, per sottolineare come questa unità di misura dovrà essere usata in tutti i paesi cattolici di allora.

Ma non c’è solo il metro. Come prova del suo genio e del suo essere un visionario del tempo, ci sono due invenzioni. La prima è una macchina calcolatrice realizzata nel 1650 e donata al Granduca Ferdinando II de’ Medici. Si tratta di un dispositivo di calcolo all’avanguardia per l’epoca perché non solo permetteva di eseguire calcoli matematici di base ma, grazie all’utilizzo di 18 dischi graduati, poteva gestire i diversi sistemi monetari italiani del XVII secolo.
Dulcis in fundo, quello che è passato alla storia come uno dei suoi progetti più bizzarri: il drago volante. Nel 1647, Burattini presenta al re polacco Ladislao IV un trattato dal titolo appunto “Il drago volante”. Si tratta di un ornitottero, un aeromobile a superficie alare battente. Il nome deriva dalle parole greche órnis, -ithos, “uccello” e pterón, “penna, ala”, perché il funzionamento di queste macchine si basa sullo sbattere delle ali degli uccelli. Per fortuna il disegno di questo aeromobile si è conservato e lo si può trovare in rete. Si vede questo drago e quattro ali di aliante. Sulla parte superiore è collocato un paracadute. Necessitava di un equipaggio di tre persone e secondo le stime del tempo avrebbe impiegato 12 ore per viaggiare da Varsavia a Costantinopoli. Influenzato dagli studi di Leonardo da Vinci e dai suoi modelli, quello di Burattini di sicuro colpì l’immaginazione della corte polacca. Il desiderio di volare era ancora forte ma nessuno fino ad allora era riuscito nell’impresa di realizzare un prototipo che funzionasse davvero. Sul suo drago ci sono diverse teorie. Sembra che il re avesse deciso di finanziare l’opera e che un modello funzionante fosse stato realizzato veramente. Non si hanno però notizie di esperimenti di volo. Sembra invece che un modello più piccolo fosse stato realizzato a scopo dimostrativo. Durante l’esperimento, il drago volante trasportò un gatto come passeggero. Secondo altre teorie invece la corte non finanziò mai la sua opera.
Seppur bizzarro, il drago volante è ritenuto da diversi storici come una pietra miliare nello sviluppo di macchine volanti da Leonardo Da Vinci nel XV secolo a Sir George Cayley, uno dei pionieri dell’ingegneria aeronautica, nei primi anni del XIX secolo.
Burattini muore nel 1681 all’età di 64 anni. Egittologo, geografo, matematico, astronomo, viaggiatore, diplomatico, inventore, architetto. Una lista infinita per un uomo che ha fatto la storia.
Si conclude qui l’episodio di quest’oggi. Se vi è piaciuta questa storia fatemelo sapere nei commenti. Sul sito di In cerca di storie trovate la trascrizione dell’episodio e le foto della scultura dedicata a Tito Livio Burattini. Non dimenticatevi di seguirmi su YouTube e Instagram per contenuti extra. Per supportare il podcast lasciate un mi piace e condividete la storia.
Vi ringrazio per l’attenzione e vi do appuntamento al prossimo episodio. Ciao!