Qualche tempo fa lessi il libro di Phil Knight “L’arte della vittoria: Autobiografia del fondatore della Nike” edito da Mondadori e tradotto in italiano da Giovanni Zucca, Laura Tasso e Giuliana Lupi. Nel libro l’autore racconta del suo viaggio da giovane in giro per il mondo. Tra le sue mete anche la Grecia e quel luogo magico chiamato Acropoli. Un luogo dove l’autore ha quasi una folgorazione (in questo caso non sulla via di Damasco ma ad Atene). Perché proprio sull’Acropoli a strapiombo sulle rocce, al lato del ben più noto Partenone, c’è il tempio di Atena Nike. Quando ho visitato l’Acropoli non potevo non pensare alla storia di quel tempio e a quella del fondatore della Nike. Una storia di fascino e coincidenze.
“Alla mia sinistra c’era il Partenone, che Platone aveva visto costruire da squadre di architetti e muratori. Alla mia destra il tempio di Atena Nike. Duemilacinquecento anni prima, stando alla mia guida, aveva ospitato un bellissimo fregio della dea Atena, ritenuta portatrice di nike, la vittoria. Ed era solo una delle tante benedizioni concesse da Atena, la quale ricompensava anche chi stringeva accordi. Nell’Orestea dice: «Sono grata allo sguardo di Peithò [Persuasione] che si è posato sulla mia lingua». Era, in un certo senso, la patrona dei negoziatori. Non so per quanto rimasi lì, ad assorbire l’energia e il potere di quel luogo epocale. Un’ora? Tre? Non so quanto tempo dopo ho scoperto la commedia di Aristofane ambientata nel tempio di Nike, in cui il guerriero dona al re… un paio di scarpe nuove. Non so quando mi resi conto che il titolo inglese di quell’opera era Knights. So che quando mi girai per andarmene notai la facciata marmorea del tempio, che gli artigiani greci avevano decorato con varie scene ammalianti, compresa la più famosa, in cui la dea si china inspiegabilmente… a riallacciarsi un sandalo.”
PHIL KNIGHT, “L’arte della vittoria: Autobiografia del fondatore della Nike”